Ecclesialità

Sinodo, voce del verbo Ascoltare

La costituzione dogmatica del Concilio Vaticano II, Lumen Gentium, ha ribadito come la Chiesa sia un popolo messianico, ovvero un «piccolo gregge, costituisce tuttavia per tutta l’umanità il germe più forte di unità, di speranza e di salvezza».
Negli ultimi anni, Papa Francesco ha più volte espresso la necessità di un cammino sinodale per la Chiesa. A tal proposito, lo scorso ottobre, il Santo Padre Francesco ha consegnato la sua ultima lettera enciclica, Fratelli tutti, incentrata sulla fraternità e l’amicizia sociale.
Il principio di sinodalità della Chiesa può essere applicato nei diversi livelli: vi possono essere dei sinodi universali, cioè validi per tutta la Chiesa universale, sinodi nazionali, regionali, diocesani.
Ogni sinodo che viene celebrato è una nuova occasione, per tutta la Chiesa, di
ascoltare ogni suoi membro, e di riflettere intorno a nuove o vecchie tematiche, esigenze e strade da intraprendere. È tangibile come Papa Francesco, fin dall’inizio del suo pontificato, abbia promosso un messaggio di apertura e di comunione più concreta e profonda attraverso le sue parole e il suo Magistero.
Ogni porzione del popolo santo di Dio ha delle particolari necessità rispetto ad altre, per questo motivo bisogna mettersi in ascolto e in discernimento, in modo tale da favorire, attraverso il dialogo, l’unità fra le diversità. Ad esempio, il Santo Padre ha chiesto alla Conferenza Episcopale Italiana (CEI), la revisione dell’organizzazione territoriale delle diocesi con la conseguente diminuzione del numero totale di diocesi, infatti, vi sono alcune diocesi che contano un numero ristretto di battezzati. Probabilmente, vi è anche un senso di timore o di scoraggiamento dinnanzi alla possibilità di riunirsi in sinodo, ma i benefici che tutta la Chiesa trae, in particolare ogni singolo battezzato, sono maggiori.
La CEI ha avviato un dibattito sull’opportunità di realizzare un sinodo nazionale «diffuso» che ha come obiettivo quello di ascoltare tutti i territori, le comunità parrocchiali, ogni forma di espressione ecclesiale e in particolare i laici. Tale percorso avrà come tappa finale il Giubileo del 2025.

Anche noi, chiesa di Agrigento, siamo chiamati a meditare sull’eventuale realizzazione di un sinodo come Chiesa particolare. L’ultimo sinodo diocesano avviato nella nostra chiesa, venne celebrato circa quarant’anni fa dall’allora vescovo Mons.Luigi Bommarito, non poco se pensiamo al bisogno della comunione fraterna e del dialogo che la Chiesa ha bisogno sempre più. Guardando alla nostra realtà diocesana, possiamo chiederci se non sia giunta l’ora di pensare ad un sinodo imminente.
La Chiesa ha il bisogno di essere sempre più vicina agli abbandonati, ai dimenticati e ai poveri, poiché in essi vi è Cristo che si fa prossimo a noi. Il mondo manifesta sempre più il desiderio di una «Chiesa in uscita», tanto acclamata da papa Francesco. Oggi si registrano svariate difficoltà e criticità nel nostro territorio: come lo svuotamento dei piccoli comuni a favore dei grandi centri urbani, l’emigrazione dei giovani e, in particolare, di molte neo famiglie. Questi e tanti altri punti possono essere affrontati in un sinodo, ovvero nella dimensione dell’ascolto per far proprie «le gioie e le speranze, i dolori e le angosce» del territorio. 
In conclusione, il Magistero della Chiesa ha sempre ribadito con fermezza la
dimensione della comunione, del pellegrinare nel mondo, sfavorendo quanti vogliono essere troppo stabili e radicati nel passato. È tempo di fare comunità, oggi più che mai, in un momento di crisi sociale che sconfina anche in una crisi dei valori. La Chiesa deve cercare quella chiave di sinodalità che la caratterizza.

di Lorenzo Condello
Responsabile Acr, Ac SGMTomasi, Licata