Appena varcato l’ingresso del Duomo, si accede a un pronao, dove si notano due lapidi: una in ricordo dell’arrivo a Licata del corpo di San Giuseppe Maria Tomasi (anno 1987), l’altra riproduce il testo di una vecchia lapide relativa all’anno d’inaugurazione e di consacrazione della chiesa (anno 1508). A destra vi è una porticina che conduce alla cantoria e al campanile.
Entrati in Duomo, si è immediatamente attratti dalla grandiosità e dalla sublimità monumentale della chiesa in stile rinascimentale.
La pianta è a croce latina con tre navate divise da dodici colonne, poggianti su grossi zoccoli marmorei e con capitelli che sostengono archi a tutto sesto.
La navata centrale, che ha copertura a botte e affrescata, è più alta e più ampia rispetto alle due laterali che hanno invece copertura a crociera. A intersecare la navata centrale, si estende un lungo transetto che conduce a due cappelle e a due absidi laterali.
La cupola a calotta sferica, domina il transetto sottostante, è decorata da rosoni e poggia su dei pilastri che si risvoltano su dei pennacchi affrescati. Sull’arco maggiore della chiesa si ripete, entro un cartiglio sorretto da due angeli, l’iscrizione relativa alla dedicazione della chiesa da parte del popolo licatese.
In fondo al presbiterio, occupato da tre preziose tele e racchiuso dall’abside circolare, si trova l’altare maggiore del 1933, mentre al 1966 risale l’attuale altare per le celebrazioni. Nel presbiterio, si trova un elegante coro ligneo del XVIII sec. dove sedevano i canonici dell’Insigne Secolare Collegiata e tuttora trovano posto i sacerdoti durante le concelebrazioni delle Sante Messe.
A sinistra, tra la quinta e la sesta colonna, si trova il pulpito marmoreo del 1950 donato dai coniugi Liotta, in ricordo del figlio Dino, giovane ufficiale di Marina morto per la Patria nel 1941.
Sulla cantoria è collocato il maestoso organo realizzato alla fine dell’Ottocento dalla rinomata Casa Organara del cav. Pacifico Inzoli di Crema.
Segno caratteristico del Duomo è la decorazione di stucchi bianchi in campo azzurro, colori che si riferiscono alla Madonna e che richiamano il mare, vista la vicinanza della chiesa all’ambiente marino: il bianco è la purezza, l’azzurro è il paradiso.
All’inizio della navata sinistra sorge il battistero, dove è collocato un sontuoso e antico fonte battesimale della fine del XV sec., attribuibile al marmista comasco Gabriele di Battista, allievo del Gagini. Il fonte è costituito dalla vasca lustrale, sulla cui fronte è scolpito lo stemma della nobile
famiglia Caro, committente dell’opera, e dal fusto dove sono scolpite le “quattro virtù cardinali”.
Il battistero è corredato da tre tele di Fra Felice da Sambuca del XVIII sec. che raffigurano “il battesimo di Gesù”, “il battesimo di un etiope impartito da San Filippo” e “il battesimo del centurione impartito da San Pietro”.
di Pierangelo Timoneri