Venerdì 13 novembre, nella giornata mondiale della gentilezza, si è svolto l’incontro del settore giovani in compagnia dell’ospite Don Michael Pasotto. La tematica trattata è stata proprio quella della gentilezza, vista non come sinonimo di debolezza ma, piuttosto, come espressione di forza e determinazione. L’incontro ha avuto inizio con alcune domande poste all’ospite, al fine di aiutarci a conoscerlo un po’ meglio; successivamente si è passati alla lettura di un bellissimo brano di Gian Maria Zapelli, intitolato “Gentilezza. La bellezza di chi possiamo essere”. Grazie alla lettura di questo brano, i ragazzi hanno iniziato a delineare meglio il significato della parola protagonista del nostro incontro. Personalmente, quello che mi ha colpito del brano è stata una frase in particolare: si può comunicare in modo garbato, senza essere maleducati, ma ciò non significa essere gentili. L’opposto della gentilezza non è la maleducazione, quanto piuttosto l’indifferenza, la distanza. Questa frase molto significativa, nonché vera, conduce a riflettere su come l’indifferenza che spesso abbiamo nei confronti di alcuni avvenimenti, anche quotidiani, sia la stessa che ci rende distanti da tutto, dal mondo che ci circonda, da chi abbiamo accanto e anche da noi stessi.
L’ospite, nel cuore dell’incontro, ha interpretato la tenerezza attraverso 3 parole: libertà, toccare e gioia. Con la prima, Don Michael ci ha fatto comprendere che essere gentili vuol dire rispettare la libertà dell’altro, senza essere invadenti, e se è vero che questa può essere condivisa, dobbiamo allora saper aspettare l’altro affinché la singola libertà diventi due volte più bella, proprio come vuole Gesù. La seconda parola è toccare: essere capaci di toccare la fragilità altrui e andare oltre le ferite, prendendoci cura dell’altro e rispettandolo. Questo riguarda anche il nostro rapporto con Dio, dobbiamo fidarci di lui, lasciarci toccare ed evitare di porre barriere cercando di proteggere il nostro essere. Dunque solo rispettando la libertà altrui, facendoci toccare da Dio e toccando, al tempo stesso, la fragilità di chi ci sta attorno, riusciremo a donare gesti gentili che provocheranno gioia. Questa l’ultima parola con cui il nostro prezioso ospite ci ha spiegato come sperimentare questo meraviglioso modo di essere. Alla fine dell’incontro, abbiamo ascoltato la canzone di Tiziano Ferro “E ti vengo a cercare”, le cui parole ci hanno fatto riflettere: e ti vengo a cercare anche solo per vederti o parlare, perché ho bisogno della tua presenza per capire meglio la mia essenza. Il compito che dobbiamo assegnare ad ognuno di noi è quello di custodire le relazioni, donando gesti gentili, accompagnando l’altro con la preghiera e rafforzando la fede e la fiducia che abbiamo in Dio.
di Alice Iannello
Settore Giovani Ac S.G.M.Tomasi, Licata