“Sei un mito” è il titolo di un fortunato brano degli 883 dei primi anni Novanta, di un “Mitico amore” cantava qualche anno prima Antonello Venditti: molti di noi, probabilmente, ne ricordano qualche verso e utilizzano nel parlare quotidiano termini quali “mito” e “mitico” per indicare tutti quei fatti, quelle idee, quei progetti o quei personaggi che per la loro eccezionalità polarizzano l’attenzione dei media e che, idealizzati dall’opinione pubblica, diventano simbolo di un’epoca o di una generazione: un cantante, un attore, un calciatore (come non citare Pelè scomparso pochi giorni fa!) un influencer, uno stile di vita, una moda. Mito o mitico è in epoca moderna chiunque rappresenti un modello da ammirare e da imitare, anche un amico, un genitore, un professore… Ma che significato aveva in origine questo termine?
Presso gli antichi Greci, a partire da Omero, μῦθος (mythos) indica un racconto o un discorso tramandato oralmente o redatto in forma scritta di carattere favoloso, poco credibile, che perpetua le imprese o le gesta compiute da divinità (miti olimpici) o da esseri umani (miti di uomini o eroi) divinizzati per il loro straordinario valore. Per quanto incredibili, tuttavia, i mythoi avevano per loro – come accadeva presso tutti gli altri popoli dell’antichità – un fondamento di autorità ed erano accolti come una rivelazione religiosa: sia chi narrava sia chi ascoltava credeva che i fatti esposti fossero realmente accaduti. Gli antichi narravano miti per passare il tempo nel modo più nobile ed appassionante che ci possa essere, ossia raccontando e ascoltando storie. Se tutti, però, potevano ascoltare, non tutti erano in grado di raccontare: esistevano infatti narratori specializzati preposti a questo scopo, considerati maestri di verità e depositari di antica saggezza: gli anziani, gli uomini colti, i capi tribù, gli sciamani, i sacerdoti. In occasioni particolari – riti, feste, giochi – la comunità si riuniva intorno a queste figure per ascoltare direttamente dalla loro voce “la storia delle storie del mondo”.
La prima funzione dei miti fu quella di raccontare ma anche quella di spiegare: essi costituivano, infatti, un modo per comunicare e tramandare modelli culturali, regole di comportamento, atteggiamenti e costumi condivisi da una comunità, avevano una valenza sacra e simbolica, aiutavano a rintracciare le cause di fenomeni razionalmente non spiegabili, rappresentavano una prima forma di comprensione del mondo e di trasmissione dei saperi, rispecchiando l’identità culturale del popolo che li elaborava.
In base al loro tema, i miti possono essere raggruppati in cinque diverse categorie:
1) miti cosmogonici (dal greco kòsmos “universo” e gònos “nascita”), che raccontano la nascita dell’universo, il passaggio dal caos primordiale all’ordine, l’origine del giorno e della notte, l’alternarsi delle stagioni…
2) miti antropogonici (dal greco ànthropos “uomo” e gònos “nascita”), che narrano la nascita dell’uomo, la perdita dell’immortalità in seguito a una colpa, la necessità del lavoro per la sopravvivenza…
3) miti teogonici (dal greco theòs “dio” e gònos “nascita”), che spiegano l’origine della divinità e la loro discendenza.
4) miti eziologici (dal greco àition “causa”, “ragione”), che hanno come oggetto l’origine delle norme che regolano la convivenza civile: riti, leggi, divieti, codici di comportamento morale; l’origine delle attività economiche: caccia, pesca, agricoltura, allevamento; la fondazione di città e di luoghi di culto.
5) miti eroici, che raccontano le avventure e le imprese di guerra di uomini straordinari e fuori dal comune, i semidèi (nati dall’unione di un dio e una donna mortale) e gli eroi (nati dall’unione di una dea e di un mortale).
Nel prossimo appuntamento di questa rubrica inizieremo il nostro viaggio nell’affascinante mondo della mitologia greca con le storie che sono anche le nostre storie: l’arte e la letteratura classica, infatti, che del racconto mitico conservano le tracce e ne tessono le trame, rappresentano un precedente ineludibile per l’arte e la letteratura europea (e non solo), facendo del mito classico una delle matrici più significative e caratterizzanti di tutta la cultura occidentale.
N.B. per la presente rubrica si farà riferimento principalmente ai seguenti testi:
M. Bettini – L. Ferro, Il nuovo Mithos, Cultura e letteratura nell’antichità, Palumbo Editore 2022
R. Bisacca – P. Paolella, Amici in biblioteca. Antologia italiana. Mito – Epica – Storia, Lattes 2010
A. Cerinotti, Miti greci e di Roma antica, Giunti 2016
D. Cerrito – R. Messineo, Strade. Le vie dei testi. Epica, Le Monnier Scuola 2009
R. Graves, Miti greci, Longanesi 1992
di Rosaria Merro
Docente di latino e greco